In questo terzo episodio di Elettra si racconta uno sprazzo di vita, anzi, tanti piccoli sprazzi di giovani vite. Siamo a capodanno, in riva all’acqua, e Lea, Stefano, Rebecca, Giulia, Flavio e Aya hanno tredici anni, e non hanno idea del loro futuro. Il primo giorno dell’anno si trascina lento in mezzo a sfide da grandi e giochi infantili, in quella terra di mezzo che è la preadolescenza.
Ogni protagonista divide con gli altri una scintilla di Elettra, e la più Elettra di tutte è la misteriosa Aya, preziosa e perfetta bambolina che va sempre tenuta per mano e che non parla quasi mai. Tra piccoli conflitti e grandi dissidi questo episodio è come la scintilla che fa una stella filante a capodanno l’attimo prima di spegnersi.

Avrebbero scritto un altro bigliettino ad Aya il giorno dopo, mancava una settimana alle vacanze di Natale e dovevano fare un ultimo tentativo: “Con noi puoi parlare”. Avevano scelto una frase semplice, diretta, scartando tutte quelle troppo sentimentali o drammatiche. Il padre di Aya, però, aveva fatto sapere al nuovo professore che sua figlia e Flavio non potevano essere tenuti
distanti in classe.
«Non glielo hanno detto in direzione quando ha preso servizio? È già passata una settimana, è increscioso. Ora ha capito bene? Non si immischi in faccende che non la riguardano».
Pare che si fosse arrabbiato molto.
E così, in un soffio, la scuola era finita, senza più nessuna possibilità di bigliettini.