“Credevo che questa vacanza ci avrebbe legate indissolubilmente e invece, l’unica con cui ora condividevo un nuovo segreto, era Loretta. Quella che mai avrei voluto far avvicinare.”
Più che un risvolto di copertina, questa breve nota vuole essere un’avvertenza ai lettori: se siete in cerca della pura evasione, di un blando intrattenimento – o, più semplicemente –, se siete deboli di stomaco, riponete questo libro e cercate altrove. Non che qui trovereste esplosioni di violenza, o schizzi di sangue; anzi, per certi versi le pagine di questa raccolta risplendono di un perfetto nitore, una prosa pulita e sorvegliata che evoca alla mente il supremo controllo stilistico delle grandi regine del genere, come Yoko Ogawa, Shirley Jackson e Alice Munro. Ma i dieci racconti qui riuniti – racconti che sono attraversati, come da tanti piani di sezione, da una serie di temi tra loro speculari: la musica e il suo complemento, il genio; l’arte culinaria e la sua ombra, il digiuno; il Giappone come luogo ideale, terra di epifanie – posseggono senza dubbio un tratto comune, ovvero una disarmante intensità, una straordinaria forza emotiva. Siete dunque avvisati.
Privi di un titolo, contrassegnati soltanto da un numero come i capitoli di un’unica, composita visione, questi racconti vi cattureranno e vi faranno emozionare, incalzandovi, per poi arretrare davanti ai vostri occhi, e riaffiorare in seguito nel ricordo. Sì, Qualcosa di simile è uno di quegli oggetti – come lo Zahir di cui scriveva Borges, o la «scatola dei sogni» che compare in Mulholland Drive – che di rado si incontrano nella vita di tutti i giorni, e che vi costringeranno a calarvi in un abisso ancora inesplorato, dal quale, per forza di cose, emergerete diversi.
Da questo libro, il cortometraggio di Alessandra Pescetta.
“presto si avverte nella pagina di Francesca Scotti un fischio leggero che incuriosisce e inquieta: una sensazione simile a quella che accompagna certi film di Haneke”
“Dieci storie: vive, fulminanti e crudeli, alcune delle quali ambientate in Italia, altre in Giappone, a contrapporre due culture, due modi di cercare il senso del le cose. Collegate l’una all’altra da brevissimi lampi narrativi, che, in ogni testo, accennando al personaggio di un altro racconto, già comparso o destinato a comparire, aggiungono un tassello all’ordito del suo destino. E a quello delle nostre parallele emozioni.”
“Qualcosa di simile è una piccola rivelazione. Una scrittura salda, convincente, ispirata, accomuna dieci racconti che alcuni fili sottili uniscono tra di loro a formare una leggerissima tessitura di rimandi.”