La notte si è già impadronita
della città, ma schiene femminili decorate da grandi fiocchi floreali riempiono ancora le strette vie a ovest del fiume. Lungo il greto, piccole ragazze fuggite da una campana di vetro restano in piedi, in cerchio a fissare il cielo nell’attesa di un altro fuoco. Una di loro tiene per mano una bambina. Cerca il luogo migliore per godere con lei dello spettacolo. Persone di ogni tipo si fanno avanti, riempiono i vuoti.
I monti intorno alla città ardono.
Ognuno, appagato, poi torna a casa. Lungo il fiume resta solo la ragazza, ha perso la bambina che teneva per mano. Mentre i templi riversano l’odore dell’incenso nel buio.
A separare il mare dalle montagne
c’è un villaggio di pescatori di granchi. Ma ora non è stagione e tutto ha un’aria dimenticata.
Mio nonno sta seduto davanti a una cella frigorifera, la guarnizione è diventata una muffa fitta e nera. Quando passo pedalando, lui si alza per salutare. L’età o forse le albe trascorse gettando le reti lo hanno fatto incurvare come una chiocciola.
Le abitazioni sono basse, le finestre aperte e le zanzariere tirate. Eppure non esce nessun rumore. Seguo la direzione della spiaggia fino a quando le ruote della bicicletta non sprofondano nella sabbia. Il mare è grigio e l’acqua è calda. Le nuvole schiacciano l’orizzonte.
Ora mi toglierò le scarpe per posarle nel cestino. E me ne andrò insieme alla schiuma delle onde.
Cammino a un’andatura
costante. La luce è color malva, gli edifici si susseguono addossati l’uno all’altro senza che se ne riesca a intuire la fine. Ci sono case che sembrano box talmente sono piccole e desolanti.
Tende sporche appese alle finestre, chissà quale vita si agita lì dietro. Procedo: file di auto parcheggiate, negozi sovrapposti, grandi magazzini con le insegne spente. Con la mano destra stringo il manico di un sacco di tessuto plastificato. E’ pesante e quando mi fermo al semaforo lo appoggio con cautela per terra.
Le estremità si schiudono, guardo dentro: contiene un uomo seduto nella posizione del loto. I suoi occhi sono chiusi, le palpebre distese, non per evitare di guardare ciò che c’è fuori ma per osservare ciò che avviene dentro di sé. Il semaforo diventa verde e simula il frinire delle cicale. Sollevo la borsa e riprendo il mio viaggio in uno scenario destinato a non mutare mai.
Stampato in 30 esemplari ognuno dei quali contiene un’opera originale (tempera 130 mm x 85 mm) di Adalberto Borioli e tre racconti di Francesca Scotti. La copertina è realizzata con carta Satogami prodotta da Takeo.
Editore: Il Robot Adorabile